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Di settembre allor verso la fine
lassù nel nostro Campo Imperatore, sull’alte vette, e pur sulle colline
vi scende della neve il bel candore, bianche le valli ed il piano di brine
ti punge il freddo; le greggi e il pastore non vi ponno più stare senza ripari
a partire convien che si prepari.
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Acqua bollente, un po’ di pan rifatto, un goccio d’olio, un pizzico di sale, rustico piatto, veramente astratto, del più tipico senso pastorale.
Ahi! Quante volte, anch’io l’ho fatto, questo semplice pasto originale, ricco di miseria, e di sapore, autentica lasagna del pastore. Virginio Di Carmine
Poeta Pastore
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il più vecchio gli domandò solennemente:
— Vuoi bene alla montagna e alla pianura?
E Matteo: — Sì.
— Hai paura della neve, della pioggia, dei lupi?
—No.
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“…che quello del pastore era il mestiere più diffuso ed idoneo alle pretese degli abitanti, … in genere forniti di … un uncino o una mazza spinosa di ginepro. Comunque essi nel compiere un lavoro così consueto, antico come l’uomo, non esente da rischi e privazioni, godevano di stima e fiducia. Quella gente non s’era mai sottratta ai sacrifici in alpe e pei tratturi, col tempo buono e col cielo inclemente; mai si era arresa al panico, ai disagi della fatica”
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Le donne poi sono senza dubbio le più belle che io abbia viste negli Abruzzi; la loro carnagione fresca e chiara, i bei capelli, i fini lineamenti del volto e l’espressione dolce sono deliziosi; poiché tutta la loro occupazione è quasi interamente nel filare la lana, i loro volti hanno una delicatezza alla quale le altre donne degli Abruzzi che lavorano nei campi non possono aspirare. Ogni cosa a Scanno è particolare e tipica, e diversa da ogni altro paese italiano…Gli Scannesi appaiono particolarmente calmi e silenziosi e indulgono poco al parlare vivace e al gestire così caratteristici nei popoli meridionali.
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